venerdì 10 settembre 2010

Furbi & Furbetti

Noi italiani siamo sempre stati, come diceva qualcuno, un popolo di eroi, di santi e di navigatori. Poi negli anni ’70 i nostri politici scoprirono la “questione morale”, naturalmente riguarda soltanto i nostri avversari di partito, di associazione o di “cortile”. Da ultimi su questa lunghezza d’onda troviamo i “furbi e furbetti del quartierino” di Antonio Di Pietro. A chi possiede ancora uno straccio di lucidità risulta evidente che per superare l’attuale situazione di stallo etico, prima che politico, occorre che ciascuno riscopra una cosuccia che abbiamo confinato nel mondo dei ricordi, o al massimo in quello privato. Sto pensando alla buona pratica dell’esame di coscienza, chi è senza peccato scagli la prima pietra! Non si tratta di fare del moralismo a buon mercato ma di ricordarsi che un mio abuso presto o tardi finisce per ledere un diritto, magari anche a me stesso. Sarà capitato a molti di noi di trovare tutti i parcheggi per handy del supermercato occupati. Magari il giorno prima avevamo “prestato” il nostro contrassegno auto a una amica perché potesse parcheggiare meglio andando allo spettacolo di Grillo sui grandi abusi della Telecom. Presto forse vedremo il contrassegno auto con la foto segnaletica del disabile intestatario di questo documento, quasi fosse il passaporto.
Ma come tutti sappiamo bene quello che ho appena fatto è soltanto un esempio fra i tanti possibili di situazioni una agevolazione usata impropriamente si trasforma in un abuso e quindi in un danno per qualcuno. Ciò presto o tardi si ritorcerà come un boomerang sui destinatari onesti della agevolazione iniziale.
Naturalmente spesso le cose non sono così lineari da essere riconducibili alla sommatoria di comportamenti individuali disonesti ma per la rilevanza che possono assumere i contorni di fenomeni complessi che possono venire realizzati solo se diventano fenomeni collettivi e quindi organizzati. Sto pensando al triste fenomeno dei falsi invalidi, per i quali un numero enorme di persone usufruiscono impropriamente dei benefici che la legislazione prevede per le persone invalide/disabili, quest'abuso è diventato un alibi per non adeguare le nostre previdenze a quelle minime dei pensionati per vecchiaia; Quanti hanno rapporti con il mondo dei disabili ricorderanno il clamore suscitato strumentalmente dalle dichiarazioni del ministro Tremonti che tentava di legittimare la sua proposta di riduzione dei beneficiari del varie indennità destinate alle persone invalide, affermando che i falsi invalidi sono la causa del debito pubblico italiano. Sicuramente questa affermazione è stata strumentalmente esagerata però è indubbio che questo malcostume tipicamente italiano vada ridimensionato.
Per far ciò dubito che sia utile la campagna di controlli in atto che comunque potrà avere i suoi frutti solo se le associazioni e le loro federazioni si decideranno a impegnarsi seriamente per debellare questo triste fenomeno come la manovra finanziaria ha inequivocabilmente dimostrato che danneggia le persone realmente disabili.
È utile ricordare che la nostra classe politica, nessuno escluso, che ora si straccia le vesti di fronte ai falsi invalidi ha grosse responsabilità perché le pensioni d’invalidità sono state usate da un lato come sostitute di sussidi di disoccupazione dall’altra come “regalie” da spendere sul triste mercato del voto di scambi.
Ben venga un po’ di rigore, ma per tutti, e non soltanto per qualcuno. Ben vengano i tagli alla spesa pubblica, se servissero per iniziare a mettere ordine in questo campo, ma senza demagogie e soprattutto evitare di criminalizzare una categoria come quella disabili che ha il torto di incarnare la sofferenza che la cultura dominante nega sistematicamente.

Pierino il Lupo
(una persona disabile che ha una lunga esperienza nel mondo dell’associazionismo di categoria)