giovedì 20 dicembre 2012

Il 21 dicembre dell’ anno che verrà

In questo giorno un poco strano di cui parlano tutti…


Voglio raccontare e forse un poco ironizzare sulla presunta fine dell’umanità, che mo ci sarà sognando in maniera una nuova società che mette al centro la mia diversità proponendo una nuova terapia si alla risata generale no alla superstizione internazionale.

Io vorrei svegliarmi il 22 dicembre e continuare il mio cammino nella diversità con alcune particolarità, avere una vita con numerose opzioni ed opportunità, essere creduto e ascoltato con le mie qualità, mentre ogni tanto la diversità di cui molto si parla, ma poco concretamente realizza si e spesso resta relegata ad eventi episodici che faticano a mutare i comportamenti di questa.

Io vorrei avere la possibilità di sentirmi protagonista della mia realtà esistenziale, andare al cinema, a teatro, a passeggio quando lo decido io, o vorrei essere creduto e non sentirmi come un bambino cresciuto, ma come un adulto compiuto a cui viene imposto un destino che non diviene proposizione ma finisce quasi sempre con l’essere una imposizione.

Vedi Carlo, io in una futura società, vorrei che l’amore per la disabilità rappresentasse la normalità, vorrei forse vedere la fine delle Caserme Rosse e vedere che ogni abitante di questa città dimentichi per un quarto d’ora le corse che la vita gli dà e ricomincia a dialogare con la propria diversità, per riscoprire il mondo della disabilità.

Nella società che verrà, io vorrei che la diversità avesse un ruolo di qualità, il discorso di non imporre in maniera stucchevole i soliti temi, di cui sempre si parla e ricordare che alla base di tutto e del verrà, c’è una sola parola che tutti noi dobbiamo realizzare al di là dei maya, questa parola è felicità.

Io non so se vedrò mai questo sogno, mi auguro un poco di aver contributo a offrire uno spazio di riflessione, che al di là della teoria maya, dolce illusione, porti tutti a migliore comprensione, che vada al di là della paura e della speranza di un giorno che ci porti a sorridere e ad abbracciare la propria umanità.

Marco Mignardi

giovedì 8 novembre 2012

Tutti insieme per difendere i nostri diritti - 2

Nella giornata di mobilitazione a piazza Montecitorio, dello scorso venrdì, una delegazione delle rete “Cresce il welfare, cresce l’Italia” si è confrontata con i gruppi parlamentari per il rifinanziamento dei Fondi per il Sociale. Già dalla settimana scorsa la Commissione Affari Sociali della Camera aveva approvato alcuni emendamenti che rifinanziano alcuni Fondi Sociali: quello per le Politiche Sociali (450 milioni), quello per la non autosufficienza (400 milioni), quello per la Famiglia, per l'inclusione degli immigrati e infine quello per il servizio civile. Questi emendamenti vengono confermati dal Ministro Grilli e prevedono, per il 2013, di attingere le risorse da un fondo di 900 milioni presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che non sarà più indistinto ma destinato al “sociale”.

Il timore maggiore è che, nelle pieghe dell’approvazione della Legge di stabilità, le risorse necessarie a questa operazione vengano destinate ad altri usi. I Gruppi Parlamentari incontrati hanno confermato da un lato questi timori e al contempo hanno formulato rassicurazioni.

Nel corso della conferenza stampa, che si svolta nel pomeriggio è stata espressa da un lato la soddisfazione per la vasta adesione raccolta e per l’attenzione espressa dai Gruppi Parlamentari, dall’altro, la Rete rimane in stato di vigile mobilitazione prestando la massima attenzione verso ciò che il Governo e le Camere decideranno di approvare le prossime settimane.

Ci auguriamo che l'utilizzo di quel fondo consenta di destinare anche per i prossimi anni le risorse per il Sociale. È un primo passo di inversione di tendenza ma è anche il risultato che l'azione delle associazioni promotrici e aderenti alla mobilitazione “Cresce il Welfare, cresce l'Italia” hanno condotto in queste settimane con fermezza e determinazione.



martedì 30 ottobre 2012

Tutti insieme per difendere i nostri diritti

AIAS Bologna onlus ha aderito alla manifestazione del 31 ottobre “Cresce il welfare, cresce l’Italia” promossa dalla Fish, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap e da tante altre associazioni, per protestare contro la legge di stabilità 2012 che prevede ulteriori tagli agli enti locali, alla sanità ed all’istruzione.

Come sempre a pagare sono i più vulnerabili, che vedono minacciati i loro diritti e tutti i supporti indispensabili ad una vita, per quanto possibile, dignitosa e degna di essere definita tale. In realtà si vogliono ridurre, in modo drammatico, i servizi per le famiglie, per le persone con disabilità, per gli anziani non autosufficienti.
Secondo i dati diffusi dal CENSIS sui “bisogni e i diritti ignorati delle persone con disabilità”, l’Italia è tra gli ultimi posti in Europa per le risorse destinate alla protezione sociale delle persone con disabilità. Si spendono 438 euro, pro-capite, annui, meno della media europea (531 euro), lontanissimi dal Regno Unito (754 euro), dalla Francia (547 euro) e dalla Germania, con 703 euro per abitante. Siamo indietro anche nell’inserimento lavorativo e sempre poche risorse sono dedicate alla scuola. Il modello italiano rimane principalmente assistenzialistico, con il peso lasciato completamente sulle spalle delle famiglie.
Da anni le associazioni denunciano questa gravissima situazione, la progressiva, inesorabile riduzione delle risorse, a disposizione del sociale. Anche i Comuni sono stati privati dei fondi necessari per rispondere ai bisogni sociali, spesso di sopravvivenza, dei propri cittadini.

AIAS condivide pienamente le richieste della manifestazione: un’inversione di tendenza nel bilancio 2013 e una riduzione dei tagli al sociale, al fine di rilanciare il welfare per lo sviluppo dell’Italia, favorendo una politica di investimenti che generi lavoro, solidarietà, coesione, sostegno alle fasce economiche più deboli.

giovedì 11 ottobre 2012

50 ANNI E NON SENTIRLI


Alla fine d settembre, con un tempo un poco autunnale, in un cinema di periferia, abbiamo salutato un anno di ricordi, tanti volti che hanno  segnato il nostro sereno impegno,  senza retorica e banalità  per ricordare a questa distratta e affaccendata città, che noi siamo sempre qua.
In un pomeriggio pieno sempre di creatività, ci siamo  messi a raccontare i piccoli e gradi passi di civiltà. Attraverso animali un po’ lenti e divertenti, lo stupito pubblico presente, ha capito e apprezzato le similitudini tra animali, ninfe, carrozzine e corazze che hanno attraversato, in un passato  lontano e recente la nostra vita per conquistare spazi sempre più indipendenti .
In questa storia semi seria, la tecnologia ci ha mostrato che la che un piccolo micro processore si può avere  una  grande diffusione e che questo aiuterà sempre più chi non ha un corpo fisicamente integro, non ha tutte le normali potenzialità, ma può far volare e pensare la società arricchendo tutti,  parlando della diversità con profondità e spensieratezza,  togliendo a questo tema l’eccessiva severità.
Abbiamo poi confermato nel nostro percorso di vita, io e alcuni amici che la disabilità, non fa rima con infelicità, ma fa rima con: ascolto, sguardo lento,  per apprendere e continuare ad apprezzare la lentezza  del nostro andare,  pur senza aver perso la voglia e il desiderio  di continuare a scherzare.
In questo strano vocabolario, si sono  avvicendate alcune parole come assistenza,  integrazione, lavoro, che confusione… Ma è, da questo mescolarsi che sono nate iniziative di qualità come la biblioteca, che restituisce dignità e apre ampi spazi per affrontare in modo nuovo, temi concreti, quasi i mai consueti che fanno brillare in questo settore di unicità, le due associazioni più importanti di Bologna, a far interrogare questa città.
In questo clima di grande serenità, una voce ha richiamato la nostra AIAS,  con sobrietà e l’urgenza di non abbandonare mai  nessun protagonista  di questo mosaico,  di cui ho parlato in modo assai variopinto e non ordinato, che l’esperienza importante si da un solo nome: felicità.

Un saluto, Marco Mignardi

giovedì 9 agosto 2012

In cammino con Mauro


Ciao a tutti segnalo con estrema soddisfazione la recente camminata non competitiva che ha visto la partecipazione del tempo libero dell’AIAS e di altri gruppi per sostenere ed incoraggiare il percorso d’integrazione e dell'abbattimento delle barriere culturali che ostacolano il cammino verso un discorso di parità reale e non solo a parole.
Questo piccolo gruppo di amici di Mauro hanno coinvolto gli amministratori del comune di partenza quello di  Zola  Predosa
Le varie associazioni che avevano aderito a questa manifestazione che era decisamente nuova perché le persone disabili erano nella massima parte in grado di muoversi con mezzi  guidati da se stessi  questo in una  parola ha mostrato il volto più dolce dell’autonomia delle persone disabili che prima di essere disabili devono essere viste nella loro integrità di persone.
Vi erano diverse opportunità di movimento, che andavano dalla semplice carrozzina come la mia, con l’ausilio felice e divertito di Marilea, che ogni  tanto mi faceva fare qualche diversivo, per movimentare il ritmo, a volte potevo apparire rilassato e, con qualche pizzico di temerarietà su passaggi, un poco originali, mi sono divertito a fare dei sorpassi.
La particolarità che ho colto nei in molti sguardi di automobilisti, che all’inizio potevano apparire disorientati, era, più ci vedevano procedere con i nostri mezzi, forse si andava consolidando il pensiero che non è scontato che anche noi abbiamo il diritto di muoverci, che si trasforma  in presa di coscienza di  superare la mentalità solo di carattere assistenziale, che troppe volte mostra la persone disabile come oggetto e non come soggetto di diritti e doveri per condividere con altri uno stile di vita felice e vitale.
Una seconda caratterista di questo tipo di camminata non competitiva è stata di fatto la possibilità di osservare l'esperienza che abbiamo fatto precedentemente con la StraBologna, altrimenti non avevo la possibilità di viverne molte.
Una singolarità di questo tipo di cammino si percepiva durante le soste che ogni tanto si facevano per far riposare, giustamente, chi doveva spingere le carrozzine, che si effettuavano e questo apriva spazi di socialità tra i diversi partecipanti  di questa camminata non competitiva.
La camminata è terminata con un arrivo in fila indiana che ha visto tutto il piccolo paese festeggiare Mauro insieme a tutti gli altri partecipanti, lodando la costanza e la fatica di tutte le persone disabili partecipanti con i loro amici accompagnatori, per la felice impresa portata a termine.
Marco Mignardi

venerdì 8 giugno 2012

AIAS c'è anche nei momenti difficili


Già il 2011 è stato un anno difficile per il terzo settore e per le realtà che vi operano a causa dei tanti tagli ai servizi sociali e alle risorse: la riduzione del Fondo per le politiche e l'azzeramento di quello per la non autosufficienza, hanno stravolto, infatti, la vita di molte persone, soprattutto di quelle più fragili, come i disabili. Nel 2012, la gestione dei servizi e delle attività inciderà ancora nel futuro perché le riforme economiche stanno colpendo sempre di più le famiglie.

AIAS Bologna ONLUS fa proprie le motivazioni che hanno spinto la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione Associazioni Nazionali Disabili) a mobilitarsi per cercare di ridurre i danni contenuti nell'ipotesi di cambiamento dell'ISEE allo studio del governo Monti. Questa riforma, allo stato della conoscenza attuale, rischia infatti di danneggiare le persone con disabilità e le loro famiglie, mettendo in forse l'indennità di accompagnamento che, per molti di essi, costituisce un’entrata economica indispensabile. Tutto ciò senza minimamente consultare gli interessati e le loro organizzazioni.

Il consiglio direttivo di AIAS Bologna onlus ha deciso di prendere formalmente posizione; manterremo informati soci e i dipendenti sulle forme di mobilitazione contro questi e altri provvedimenti che ledano i diritti dei più deboli.

A tale proposito ricordiamo che a Bologna, dal 12 maggio, sono iniziati i T-Days, sabato e domenica, con la chiusura alle auto nella ZTL, estesa a tutti, anche a persone con problemi di deambulazione e con gravi disabilità. Questa decisione è stata contestata da alcune associazioni e anche noi desideriamo unirci alla “protesta” per rimettere in primo piano la mobilità, come uno tra i diritti fondamentali che proteggono e promuovono l’autonomia di ciascuno, la possibilità di scegliere e autodeterminare la propria gestione quotidiana e, in sostanza, la propria vita, salvaguardando il più possibile, il diritto e il piacere di non essere continuamente obbligati a cercare o “elemosinare” aiuti da altri.

I contenuti a cui facciamo riferimento si ritrovano nella “Convenzione delle Nazioni Unite dei diritti delle persone con disabilità” e nelle tante iniziative, costruite nel tempo, con le opportune Istituzioni del Comune di Bologna, proprio nell’intento di costruire e conciliare esigenze e diritti di tutti i cittadini con pari dignità.

Le nostre riflessioni, sostenute in questi anni, anche sul tema della mobilità, pensiamo non debbano essere confuse o diluite nel mare delle motivazioni espresse dalle categorie economiche e commerciali, infatti non hanno come obiettivo la tutela di interessi economici, ma la salvaguardia del diritto di inclusione e della dignità di tutti i cittadini con pari opportunità. Tutti devono poter accedere ad ogni parte della città, partecipando attivamente e in completa autonomia.

Questa occasione, potrebbe essere davvero utile e concreta per prendere seriamente in considerazione l’annoso tema dell’ abuso dei contrassegni per i disabili, di cui spesso viene fatto un uso scorretto.


Cento metri dal paradiso


Ciao a tutti.
Sono Marco e vorrei condividere con voi alcune riflessioni e pensieri semiseri dopo la visione, con un volontario del tempo libero dell’aias, di un divertente film che ha un titolo molto originale e divertente, per riflettere su un tema molto poco dibattuto il rapporto tra fede e sport.
Questo film mostra in maniera a volte esilarante, come in una divertente e ironica serie di episodi su come un’immaginaria nazionale del Stato della città del Vaticano, possa preparasi a sostenere una serie di gare alle prossime olimpiadi  di Londra.
Un immaginario preparatore atletico che non comprende inizialmente la vocazione religiosa del figlio che vuole lasciare una promette  carriera sportiva per dedicarsi alla preghiera e alla contemplazione diventando frate. Il padre ritrova un vecchio amico sacerdote che ha un idea molto originale proporre ai suoi superiori del Vaticano dove  questo sacerdote opera la creazione di una nazionale interamente composta da atleti della città del Vaticano. Dopo non poche resistenze, con battute divertenti della gerarchia vaticana, questo sacerdote parte alla ricerca di atleti che nel nome di Dio siano disposti a fare pastorale per due settimane, in modo atletico e senza dimenticare la via della fede.
Dopo una selezione nei vari paesi del mondo, si va dal Brasile al continente africano, questi atleti sono presentati ai cardinali e dopo cominciano le gare di selezione vere e proprie che dimostrano, soprattutto nel settore atletico che la forma fisica non intacca la loro missione fondamentale, l’annuncio del Regno di Dio.  
Le qualità essenziali che questo film dimostra sono tre:  fede  e sport non sono in contraddizione tra loro possono coesistere molto bene e aiutare la crescita complessiva delle persone, senza far dimenticare la centralità del rapporto con Dio. Trova espressione nella lealtà sportiva, nella preghiera prima della gara e qualità forse mancante negli sportivi e atleti oggi nel vivere la frustrazione  di un  eventuale sconfitta.
L’ultimo pensiero, dopo questo divertente film, si può osservare che nessuna realtà umana possa apparire, come può essere quella sportiva, se ben interpretata diviene fonte di crescita nel rapporto con noi stessi, la ricerca del raggiungimento del risultato sportivo serve anche per migliorare “l’essenza” umana e spirituale della nostra vita.
Marco Mignardi

lunedì 28 maggio 2012

Corsa in carrozzina



In un bel mattino di primavera con una aria spensierata io e Umberto abbiamo pensato di recarci, in tutta fretta, a fare piccola corsetta. Cosi di buon mattino siamo andati  a svegliarci al dolce suon dei campanari che svegliano la città ancora  lenta a carburare con l’attività domenicale.
Come un vero atleta, sportivo di tutto punto, anche forniti di un pettorale siamo arrivati sul punto di partenza della gara. Ci siamo presentati e un star d’eccezione ha dato il via alla kermesse che si snocciolava su alcune strade della città. L'iniziativa è servita anche a far conoscere le attività di aias, questa associazione che non mette la persona disabile in pensione.
Io mi son sentito un podista divertito e ho attraversato senza pensare al piazzamento ed il mio cuore era contento di vedere vie che solitamente osservo dal sedile della mia auto poche volte senza avere l’opportunità di tornare su questo percorso.
Nella parte finale abbiamo incontrato Carla che filava  in tutta fretta con la carrozzina a motore degna di una Ferrari, che come noi, alla fine non trovavamo la linea del traguardo, e con me in maniera “Berlursque” salutava. Ciao Bologna son felice credi a me.

Marco Mignardi

lunedì 14 maggio 2012

Un film particolare


Ciao a tutti.  
In questi ultimi giorni con un volontario ho visto un film veramente particolare il cui titolo è Diaz. Questo film concerne tutto ciò che accade nei giorni immediatamente successivi alla grande manifestazione svoltasi a Genova nell’ormai lontano luglio 2001. Il movimento di allora che appariva come un grande contenitore capace di racchiudere dentro di se le varie anime di una pro0testa complessiva e pacifica di quei giorni I fatti vedevano un movimento che per un attimo sembrò capace di essere rappresentativo di un istanza che partiva dal basso e che appariva coinvolgere tutte le classi sociali .  Da una parte i grandi della terra e dall’altra un movimento che appariva una forza capace forse per la prima volta di avere un codice che potesse rappresentare tutti gli esseri a qualunque distanza e latitudine si trovano rispetto a Genova.  La manifestazione, partita nella più totale serenità, viene come guastata da giovani provocatori esterni alla manifestazione, anche se una responsabilità si può attribuire al servizio d’ordine interno; ma non solo, ma anche a tutte le polizie europee, che se ben coordinate avrebbero dovuto segnalare e non fare arrivare a Genova queste persone, che di fatto hanno fortemente inquinato la manifestazione e le istanze del movimento,con la loro violenza. I fatti che seguirono dopo l’omicidio di Carlo Giuliani, come mostra questo film, l’irruzione della polizia nella scuola Diaz, che offre il titolo a questo film. L’incapacità dei vertici della polizia che per altro nelle prime fasi iniziali tiene un comportamento corretto non intervendo per non provocare disordini con i giovani incappucciati esterni al movimento nel suo complesso potevano innescare provocazioni ancora più pericolose. 
Questo film è fatto molto bene perché mostra come quasi tutta la stampa sia internazionale e italiana abbia per la prima volta pagato un prezzo molto per formare una coscienza critica su questi fatti.  La pellicola documento, mostra immagini di diversi giornalisti di varie testate rimasti feriti e in particolare mi colpisce un commento fatto da un giornalista di destra, che critica fortemente le forze di polizia che avevano agito nella scuola Diaz in maniera arbitraria e molto violenta.
Nella mia riflessione finale e personale, mi chiedo qual è il concetto di democrazia che si vuole trasmettere ai giovani di oggi: che si sono visti picchiati da altri giovani quali sono i poliziotti in servizio quella notte alla scuola Diaz? 
Forse quella manifestazione ha chiuso un movimento e aperto le basi socio economiche a e forse anche di valori che si vive attualmente come auspicio strettamente personale non vorrei che questa situazione di valori, non solo di crisi economica non riporti questo paese a tempi già vissuti una prima volta a cui personalmente non vorrei tornare.
Il mio ciao a Luca, buon viaggio a Parigi.

Marco Mignardi

giovedì 22 marzo 2012

Quasi amici

Recentemente con il tempo libero abbiamo visto un film veramente particolare che mi è piaciuto veramente molto.
In questo scritto non farò scritto non farò una critica cinematografica a questo film di cui non capace mi limiterò ad analizzare alcuni aspetti di saggezza e poesia e di come viene vissuta l’amicizia con una persona gravemente disabile e il suo accompagnatore.
Il primo aspetto del film parte proprio dal titolo Quasi Amici il primo i9mpatto che si ha è di un assistente che non guarda la di9versità dall’alto in basso e che solo la classica posizione di rifiuto sceglie di imparare qualcosa da un mondo che per era sconosciuto prima di incontrare questa persona.
Un altro elemento interessante è che tutti gli altri domestici che vivono con questa persona disabile hanno con lui un rapporto come chiuso imprigionato in schemi troppo rigidi e già stabili che appaiono immutabili nel corso del tempo.
Questa persona al contrario memo colta e raffinata rispetto a tutto il modo classicheggiante in cui era circondato questa persona disabile gli fa incontrare in modo acuto e per molti versi ironico e spiritoso il mondo concreto e reale di tutti i giorni.
Un terzo aspetto e forse non scontato quando lui riconosce i diritti della persona disabile ed è pronto a rispettali sia sul piano legislativo sia e non è meno importante sul piano del rapporto personale.
Non lo tratta mai con il pietismo di vecchio e nuovo stampo ma lo entrare nella vita offre dogli l’opportunità di mettere il naso fuori dalla sua diversità.
L’elemento centrale è appunto uno scambio alla pari dove questa persona disabile fa scuola a questo assistente aiutandolo a vincere alcune paure su emozioni pratiche tipo l’esperienza del si pensa che questa persona ha inizialmente molta più paura di me a volare e questo la dice perché pure io ho sempre molta paura prima di intraprendere un viaggio aereo.
Gli insegna a superare il limite non avendo paura del limite e giudicando non facendolo mai sentire giudicato sulla sua paura di volare questo risulta fondamentale.
Questa disabile impara a non avere paura delle emozioni che può suscitare negli altri apprendendo a non avere rapporti filtrati con la vita.
Questo film dimostra ancora una volta come la complessità dei rapporti umani e la bellezza della vita sta nel coniugare le differenze e non nel separare le differenze ogni differenza dovrebbe essere una fonte propositiva e non di paura.
Elemento di sintesi finale questa persona disabile entra in una relazione reale e non soltanto scritta con la donna che poi modificherà per sempre la sua vita e in pari tempo questa persona ha incontrato un mondo diverso dal suo con ii quale si è confrontato apprendendo i le felici note della diversità

Marco Mignardi

venerdì 2 marzo 2012

Una serata particolare

Ciao a tutti,

mercoledì scorso a Villa Torchi con l’aias abbiamo tutti insieme vissuto una serata forse un poco nuova che ha avuto come un approccio originale rispetto al tema della disabilita.
La serata era organizzata nell’ambito delle celebrazioni per ricordare i cinquanta anni di vita associativa che cadono proprio in quest’anno e che anno visto nello scorso mese gennaio il ricordo del compleanno associativo.
Raccontando questa serata mi piace cominciare dal gioco che ha visto come protagoniste due coppie che prima dovevano comunicare con un alfabeto scritto su lavagna come a tutti i ragazzi disabili che comunicano utilizzando esclusivamente lo sguardo.
Un elemento importante che si è notato in tutte e due queste coppie è l’imbarazzo iniziale che non consentito discorsi profondi perché sia chi doveva comprendere la comunicazione come ricevente sia chi aveva il ruolo di era concentrato sulla costruzione logica di ciò che doveva comunicare e quest’elemento ha mostrato i limiti del tempo e l’assoluto bisogno di pazienza.
In questo quadro viene ad evidenziarsi che per costruire una relazione profonda con le persone dosabili è essenziale non essere condizionati dal tempo e bisogna avere come ha giustamente sottolineato il faccilitatore, empatia.
Il secondo esercizio proposto era basato sulla fiducia e una persona ad occhi chiusi simulando la cecità doveva farsi accompagnare attraversando con l’aiuto d’altra tutta gli ostacoli e le piccole barriere presenti in l’aiuto esclusivo della voce di chi l’accompagnavano.
Un'altra parte della serata è stata dedicata alla proiezione di un corto metraggio che narrava la storia di gamba trista e trista come si usa dire a Bologna in dialetto significa scadete.
In questo racconto in cui l’autore parlava del suo cugino disabile il personaggio, non potendo utilizzare le gambe aveva enormemente imparato ad utilizzare le braccia.
Il lato veramente originale si osserva quando questo ragazzo rifiutato dal padre della ragazza che amava prima di sfrace4llarsi al suolo ha compreso l’importanza dell’utilizzo del braccio per evitare di morire.
L’esperienza originale di questa parte del filmato può essere questa chi ama alla fine ti suggerisce sempre il modo per uscire dalla situazione più pericolosa in cui una persona disabile può venirsi a trovare.

L’amore cancella tutte le differenze.

Carlo aveva aperto la serata narrando la sua esperienza di persona disabile che era riuscita ad essere autonomo e come quest’elemento d’autonomia abbia favorito il distacco dal suo nucleo familiare.
Elemento particolare in senso corretto come sia riuscito a far accettare al padre la sua sce4lta e altro stimolo essenziale come il padre aveva un figlio disabile e ha ritrovato l’autonomia di un figlio che superato la disabilita.
Nella sua esperienza Carlo ha posto l’accento come per sia stato importante imparare a giurare i suoi amici verso i suoi bisogni e non il contrario perché alla fine si rischia che la persona che sta con vive due volte invece deve imparare a vivere una volta sola.
Nella sua esperienza a Bovi ha posto l’accento che l’esperienza condominiale alla fine quando non è filtrata da troppe mediazioni finisce per essere abbastanza simile alla vita condominiale di un qualsiasi altro palazzo di questa città.
La mia conclusione molto personale è che in fondo la nostra vita di persone non ha niente di straordinario perché anche siamo persone che vivono in questa società e che inevitabilmente possono subire le frustrazioni le gioie di tutti i proponendo e un nuovo orizzonte mentale che fa crescere la qualità dei rapporti sociali di cui questa società per trasformarsi in società aperta ha urgente necessità.

Marco Mignardi

martedì 21 febbraio 2012

Gita a Bibbione

Sabato scorso con Luciano e Alberto è andato a vedere una struttura per vacanza per persone disabili a Bibbione gestita da una cooperativa che si propone di poter diventare un alternativa alle vacanze che ormai da diversi anni si vivono a Pesaro

Bibbione è una località che si trova in Friuli vicino a Trieste e alla Slovenia. Devo dire subito che l’impatto con il mare d’inverno a me non piace molto già fatico ad avere un buon rapporto con il mare in figuriamoci d’inverno

Questa cooperativa è formata da operatori e volontari che hanno un apporto di uno a due in pratica due operatori e una persona diversamente abile come si usa dire oggi

La parte della struttura che ho potuto vedere quella a piano, terra era formata da sala da pranzo molto ampia contiene settanta cinque persone che sono il numero massimo di capienza per ogni turno

Altra caratteristica rispetto a Pesaro è l’accesso diretto al mare senza dover usare come accade a Pesaro il pulmino per raggiungere la spiaggia

Anche questa cooperativa come la Rosa blu favorisce le attività che si svolgono con i ragazzi disabili e è posto l’accento sullo spirito di comunità da vivere durante il turno

A questo punto può essere interessante osservare che l’ambiente di riferimento per recuperare i volontari che per altro hanno un’età molto variegata suddivisa in tre fasce diciotto venticinque anni venti sei trenta cinque e oltre i trenta cinque anni viene da loro trovato prevalentemente nel mondo cattolico

Il mio pensiero è stato sempre quello che quando è possibile anche la persona disabile deve sentirsi corresponsabile della vita degli operatori e questo per ricreare un clima dove la persona disabile non è semplicemente fruitore di un servizio ma diviene sempre più uomo e protagonista della sua vita

Marco Mignardi

mercoledì 1 febbraio 2012

50 ANNI PARODIA SEMI SERIA DI UN COMPLEANNO

In un giorno un po’ cosi con un espressione un po’ cosi che abbiamo noi nati a Bologna con un verbale un po’ cosi quasi e adesso facciamo divertita memoria della nostra storia.

Accompagnati da due comici che per una volta ironizzano ed esaltano con fantasia la storia dei primi soci ridere ci fanno dimenticare si può il lato problematico della diversità per ricordare con ogni serenità il cammino che nel tempo compiuto.

Questi due comici hanno inventato a sproposito tanti personaggi con un pizzico di goliardia ma alla fine di gare di fantasia la realtà era aggiudicata da persone in carne ed ossa che con pazienza ed innovazione nel corso del tempo hanno fatto si che questa associazione non perdesse l’occasione di seguire passo tutta la vita del socio un po’ spaesato che può venir dimenticato in società che dimentica le diversità.

Nei primi anni consiglieri e presidente dovevano lottare per veder riconosciuti diritti che a tutti sembrano dovuti ma che quando a si devono applicare alla diversità la bocca aperta fanno spalancare ed una Oh di meraviglia intuizioni a viario titolo hanno imparato noi un contributo a questa società abbim portato.

Nel corso dei decenni prima a scuola ne vari accesso a tutti i gradi d’istruzioni abbiamo avuto cominciando a far pensare a questa città che non perso chi nasce un po’ diverso ma bisogna saper ascoltare le esigenze se la società vuoi migliorare e la vita di tutti rasserenare.

Il tema dibatte che rimane un po’ scoperto è quale spazio d’autonomia si offre alla persona disabile quando il genitore va via la cosa da imparare che da lui tutto non può fare e l’aiuto degli altri alla fine dovrà sperimentare e l’autonomia della persona potenziare per lasciar continuare la vita senza offrire l’istituzionalizzazione come unica soluzione.

Biblioteca e centro ausili tempo libero sport equestre è tutte attività che hanno portato l’associazione alla maggiore età senza dimenticare la domiciliare assistenza che ha contribuito il genitore a sollevare e ha fatto conoscere a tanta la diversità a tanta gente in maniera enigmatica e divertente.

Il don un in maniera originale ha ricordato che una chiave per un sereno incontro con il Creatore di questo mondo sta nel non aver mai fretta e se andar vorrai la nostra umanità ascolterai e felice adesso e dopo tu sarai.

Marco Mignardi

lunedì 30 gennaio 2012

La Rosa blu d’inverno

Questo sembrerebbe il titolo di un avvincente romanzo d’avventura è invece il mio titolo che riservato ad un interessante seminario a cui ha partecipato a Pesaro con Luciano Renzo e Marilea un’operatrice che ho conosciuto negli scorsi anni e che lavora durante il periodo estivo con questa cooperativo
Questa cooperativa è molto attiva in Veneto Emilia Romagna Lombardia e Marche con questa cooperativa l’aias della mia città Bologna organizza dal duemila due le vacanze per noi persone portatrici di disabilita
David responsabile amministrativo dei soggiorni in fase iniziale ha dato il numero dei vari partecipanti a questo tipo di soggiorno
In questo quadro la cooperativa ha ricordato il decennale d’attività di turismo sociale a questo incontro erano presenti tra gli altri un rappresentante del comune di Pesaro che sottolineato il grande stimolo per la collettività di Pesaro e come questa cooperativa con le persone disabili ha svolto un ottimo approccio con le strutture presenti e operanti nel tessuto cittadino
Una persona di un’associazione del territorio ha poi sottolineato il grande impatto positivo che la presenza delle persone disabili e come questo abbia aperto delle sensibilità che la città di Pesaro ha sviluppato nel corso di questi anni favorendo tra l’altro anche le strutture oltre la città come spiagge e accessibilità ai vari luoghi come musei luoghi di ritrovo a vario titolo parchi
Un ulteriore domanda a cui questo seminario ha tentato di dare una risposta affermativa è stata è stata la riflessione sullo spazio in tempi di grave crisi economica come quelli attuali che vedono un grosso ripensamento su tutto il Welfare e si detto a più riprese che c’è bisogno di maggiore razionalità delle risorse economiche appunto in funzione di una riduzione che si profila assai senbile nel corso dei prossimi anni
Il dato che pareva emergere con maggiore evidenza, resta il fatto culturale che va oltre il puro dato di carattere economico tutti gli interventi a vario titolo si sono chiesti a più riprese se c’era spazio per turismo solidale
La risposta è stata affermativa seppure con diverse sfumature tutti hanno dichiarato che questo tipo di turismo oltre ad essere una risorsa non un problema perché richiama l’attenzione su realtà sociali che può nel tempo portare a cambiamento strutturale della società
Il presidente della Rosa blu a questa riflessione seminario aveva invitato anche il Vescovo della diocesi di Pesaro il quale pur non escludendo le varie motivazioni umane dei singoli operatori che possono ritrovarsi a svolgere questo tipo di lavoro fuori della fede religiosa ha posto giustamente l’accento su quella che è la speranza che viene dalla fede
A questo punto della riflessione io vorrei porre l’accento su una parola che ha avuto una rilevanza particolare bisogna secondo me andare oltre il puro dato economico che resta importante ma che da solo non basta a giustificare la motivazione che ti porta a scegliere questo tipo di lavoro con i coinvolgimenti emotivi e psicologici che un lavoro di questo tipo inevitabilmente comporta
Ritengo molto interessante da parte delle persone disabili l’essere rese per quanto possibile coinvolte in discorso di parità per rendere responsabile la persona che deve sentire delle strade autonome dove questo sia possibile per una maggiore soddisfazione del soggiorno così come vita ordinaria di tutti i giorni la dove si vive
In conclusione dopo tre anni di stile Rosa blu e non senza aver avuto dubbi almeno in fase iniziale il primo anno approvo e affermo che la vacanza con me di tutti gli operatori sono vacanza alla pari dove anch’io sono partecipe e si cresce nella consapevolezza di aver creato un rapporto che possa accrescere la vita e le motivazioni degli operatori e delle persone disabili

Marco Mignardi