giovedì 20 dicembre 2012

Il 21 dicembre dell’ anno che verrà

In questo giorno un poco strano di cui parlano tutti…


Voglio raccontare e forse un poco ironizzare sulla presunta fine dell’umanità, che mo ci sarà sognando in maniera una nuova società che mette al centro la mia diversità proponendo una nuova terapia si alla risata generale no alla superstizione internazionale.

Io vorrei svegliarmi il 22 dicembre e continuare il mio cammino nella diversità con alcune particolarità, avere una vita con numerose opzioni ed opportunità, essere creduto e ascoltato con le mie qualità, mentre ogni tanto la diversità di cui molto si parla, ma poco concretamente realizza si e spesso resta relegata ad eventi episodici che faticano a mutare i comportamenti di questa.

Io vorrei avere la possibilità di sentirmi protagonista della mia realtà esistenziale, andare al cinema, a teatro, a passeggio quando lo decido io, o vorrei essere creduto e non sentirmi come un bambino cresciuto, ma come un adulto compiuto a cui viene imposto un destino che non diviene proposizione ma finisce quasi sempre con l’essere una imposizione.

Vedi Carlo, io in una futura società, vorrei che l’amore per la disabilità rappresentasse la normalità, vorrei forse vedere la fine delle Caserme Rosse e vedere che ogni abitante di questa città dimentichi per un quarto d’ora le corse che la vita gli dà e ricomincia a dialogare con la propria diversità, per riscoprire il mondo della disabilità.

Nella società che verrà, io vorrei che la diversità avesse un ruolo di qualità, il discorso di non imporre in maniera stucchevole i soliti temi, di cui sempre si parla e ricordare che alla base di tutto e del verrà, c’è una sola parola che tutti noi dobbiamo realizzare al di là dei maya, questa parola è felicità.

Io non so se vedrò mai questo sogno, mi auguro un poco di aver contributo a offrire uno spazio di riflessione, che al di là della teoria maya, dolce illusione, porti tutti a migliore comprensione, che vada al di là della paura e della speranza di un giorno che ci porti a sorridere e ad abbracciare la propria umanità.

Marco Mignardi