lunedì 14 novembre 2011

Storia e versetti struggenti su una manifestazione che ricorda anni ruggenti

Quattro minuti che a dir cosi, sembrano volare nel pensiero di un fine ottobre, ci vede riuniti popolo quasi invisibile a dire sempre le stesse idee: integrazione, socialità, anche se questa pare una novità per questi tempi di finanza ristretta la persona disabile la mettiamo come in una borsetta.

Lo nascondiamo e dalle scuole il sostegno togliamo, anche se non impara, non è poi un gran danno, in fondo quasi nessuno reclama che la persona con disabilita abbia pari opportunità di cultura, per integrarsi e cambiare da dentro questa società e rendere a ciascuno le sue opportunità con pari dignità.

In questi tempi di grande competitività, per noi lavorare può diventare una grande delusione l’idea corrente di quasi tutta la gente è che in fondo tutto può apparire come distrutto e sembrare una grande illusione invece il mio pensiero va non solo al denaro ma alla soddisfazione con queste righe di aver fatto pensare la città che oggi partecipa e vuole sapere come si vive nella quotidianità con la diversità e a far imparare che si può scherzare e ironizzare senza banalità insegnando ad adulti e bambini che la diversità non è una cattiva fatalità ma può risultare un’opportunità felice da incontrare se le tue potenzialità vuoi sviluppare.

Amore negato indipendenza negata vita che appare solo istituzionalizzata invece in autonomia va considerata è un pensiero rubato a un concetto di normalità che si fa a volte troppo distrarre dalla pubblicità io non voglio sfasciare nessuna vetrina ma vorrei ricordare a tutti i politici di non mettere in cantina le persone che stanno in carrozzina e ricordando che scarsità anche pèr noi può far rima con equità.

Marco Mignardi

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