Ciao a tutti.
Sono Marco e vorrei condividere con voi alcune riflessioni e
pensieri semiseri dopo la visione, con un volontario del tempo libero dell’aias,
di un divertente film che ha un titolo molto originale e divertente, per riflettere
su un tema molto poco dibattuto il rapporto tra fede e sport.
Questo film mostra in maniera a volte esilarante, come in una
divertente e ironica serie di episodi su come un’immaginaria nazionale del
Stato della città del Vaticano, possa preparasi a sostenere una serie di gare
alle prossime olimpiadi di Londra.
Un immaginario preparatore atletico che non comprende
inizialmente la vocazione religiosa del figlio che vuole lasciare una
promette carriera sportiva per dedicarsi
alla preghiera e alla contemplazione diventando frate. Il padre ritrova un
vecchio amico sacerdote che ha un idea molto originale proporre ai suoi
superiori del Vaticano dove questo
sacerdote opera la creazione di una nazionale interamente composta da atleti della
città del Vaticano. Dopo non poche resistenze, con battute divertenti della
gerarchia vaticana, questo sacerdote parte alla ricerca di atleti che nel nome
di Dio siano disposti a fare pastorale per due settimane, in modo atletico e senza
dimenticare la via della fede.
Dopo una selezione nei vari paesi del mondo, si va dal
Brasile al continente africano, questi atleti sono presentati ai cardinali e
dopo cominciano le gare di selezione vere e proprie che dimostrano, soprattutto
nel settore atletico che la forma fisica non intacca la loro missione
fondamentale, l’annuncio del Regno di Dio.
Le qualità essenziali che questo film dimostra sono tre: fede e
sport non sono in contraddizione tra loro possono coesistere molto bene e
aiutare la crescita complessiva delle persone, senza far dimenticare la
centralità del rapporto con Dio. Trova espressione nella lealtà sportiva, nella
preghiera prima della gara e qualità forse mancante negli sportivi e atleti
oggi nel vivere la frustrazione di un eventuale sconfitta.
L’ultimo pensiero, dopo questo
divertente film, si può osservare che nessuna realtà umana possa apparire, come
può essere quella sportiva, se ben interpretata diviene fonte di crescita nel
rapporto con noi stessi, la ricerca del raggiungimento del risultato sportivo serve
anche per migliorare “l’essenza” umana e spirituale della nostra vita.
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