venerdì 8 giugno 2012

Cento metri dal paradiso


Ciao a tutti.
Sono Marco e vorrei condividere con voi alcune riflessioni e pensieri semiseri dopo la visione, con un volontario del tempo libero dell’aias, di un divertente film che ha un titolo molto originale e divertente, per riflettere su un tema molto poco dibattuto il rapporto tra fede e sport.
Questo film mostra in maniera a volte esilarante, come in una divertente e ironica serie di episodi su come un’immaginaria nazionale del Stato della città del Vaticano, possa preparasi a sostenere una serie di gare alle prossime olimpiadi  di Londra.
Un immaginario preparatore atletico che non comprende inizialmente la vocazione religiosa del figlio che vuole lasciare una promette  carriera sportiva per dedicarsi alla preghiera e alla contemplazione diventando frate. Il padre ritrova un vecchio amico sacerdote che ha un idea molto originale proporre ai suoi superiori del Vaticano dove  questo sacerdote opera la creazione di una nazionale interamente composta da atleti della città del Vaticano. Dopo non poche resistenze, con battute divertenti della gerarchia vaticana, questo sacerdote parte alla ricerca di atleti che nel nome di Dio siano disposti a fare pastorale per due settimane, in modo atletico e senza dimenticare la via della fede.
Dopo una selezione nei vari paesi del mondo, si va dal Brasile al continente africano, questi atleti sono presentati ai cardinali e dopo cominciano le gare di selezione vere e proprie che dimostrano, soprattutto nel settore atletico che la forma fisica non intacca la loro missione fondamentale, l’annuncio del Regno di Dio.  
Le qualità essenziali che questo film dimostra sono tre:  fede  e sport non sono in contraddizione tra loro possono coesistere molto bene e aiutare la crescita complessiva delle persone, senza far dimenticare la centralità del rapporto con Dio. Trova espressione nella lealtà sportiva, nella preghiera prima della gara e qualità forse mancante negli sportivi e atleti oggi nel vivere la frustrazione  di un  eventuale sconfitta.
L’ultimo pensiero, dopo questo divertente film, si può osservare che nessuna realtà umana possa apparire, come può essere quella sportiva, se ben interpretata diviene fonte di crescita nel rapporto con noi stessi, la ricerca del raggiungimento del risultato sportivo serve anche per migliorare “l’essenza” umana e spirituale della nostra vita.
Marco Mignardi

Nessun commento: