giovedì 11 ottobre 2012

50 ANNI E NON SENTIRLI


Alla fine d settembre, con un tempo un poco autunnale, in un cinema di periferia, abbiamo salutato un anno di ricordi, tanti volti che hanno  segnato il nostro sereno impegno,  senza retorica e banalità  per ricordare a questa distratta e affaccendata città, che noi siamo sempre qua.
In un pomeriggio pieno sempre di creatività, ci siamo  messi a raccontare i piccoli e gradi passi di civiltà. Attraverso animali un po’ lenti e divertenti, lo stupito pubblico presente, ha capito e apprezzato le similitudini tra animali, ninfe, carrozzine e corazze che hanno attraversato, in un passato  lontano e recente la nostra vita per conquistare spazi sempre più indipendenti .
In questa storia semi seria, la tecnologia ci ha mostrato che la che un piccolo micro processore si può avere  una  grande diffusione e che questo aiuterà sempre più chi non ha un corpo fisicamente integro, non ha tutte le normali potenzialità, ma può far volare e pensare la società arricchendo tutti,  parlando della diversità con profondità e spensieratezza,  togliendo a questo tema l’eccessiva severità.
Abbiamo poi confermato nel nostro percorso di vita, io e alcuni amici che la disabilità, non fa rima con infelicità, ma fa rima con: ascolto, sguardo lento,  per apprendere e continuare ad apprezzare la lentezza  del nostro andare,  pur senza aver perso la voglia e il desiderio  di continuare a scherzare.
In questo strano vocabolario, si sono  avvicendate alcune parole come assistenza,  integrazione, lavoro, che confusione… Ma è, da questo mescolarsi che sono nate iniziative di qualità come la biblioteca, che restituisce dignità e apre ampi spazi per affrontare in modo nuovo, temi concreti, quasi i mai consueti che fanno brillare in questo settore di unicità, le due associazioni più importanti di Bologna, a far interrogare questa città.
In questo clima di grande serenità, una voce ha richiamato la nostra AIAS,  con sobrietà e l’urgenza di non abbandonare mai  nessun protagonista  di questo mosaico,  di cui ho parlato in modo assai variopinto e non ordinato, che l’esperienza importante si da un solo nome: felicità.

Un saluto, Marco Mignardi

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